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Archiviata la Coppa Rimet, assegnata definitivamente al Brasile vincitore per tre volte del trofeo iridato che, di lì a poco verrà rubato per sempre e se ne perderanno definitivamente le tracce, si giocò la prima edizione della FIFA World Cup. Per la Coppa del Mondo FIFA il nuovo trofeo verrà realizzato da uno scultore italiano Silvio Gazzaniga che vinse un concorso indetto dalla stessa federazione calcistica nel 1971, realizzando un'opera alta 36 cm. di altezza e 5 kg. di oro massiccio a 18 carati . Nel 1974 il mondiale si svolse in Germania nell’allora zona ovest del territorio tedesco, per evitare malumori e critiche del blocco oltre cortina si decise di chiamarlo "Monaco 74", figlio delle tragiche Olimpiadi di due anni prima svoltasi nel capoluogo bavarese, dove la delegazione israeliana fu assassinata da un commandos di terroristi palestinesi entrati nel villaggio olimpico. La kermesse iridata si svolse tra il 13 giugno e il 7 luglio 1974, nove furono gli stadi prescelti per le partite: Monaco di Baviera dove si svolse la finale, Berlino Ovest, Amburgo, Dortmund, Düsseldorf, Gelsenkirchen, Francoforte sul Meno, Hannover e Stoccarda. Vi parteciparono 16 squadre scremate da un edizione preliminare ricca di novantanove compagini, Germania Ovest e Brasile furono escluse dalle qualificazioni in virtù di paese organizzatore il primo e detentore del titolo il secondo, otto posti furono riservati all’Europa, due al Sudamerica, uno rispettivamente ad Africa e Centro America mentre Asia e Oceania si contesero una sola piazza per due continenti, la sedicesima squadra sarà frutto di uno spareggio tra Uefa e Conmebol. La formula a sedici squadre fu modificata nella fase finale, per aumentare il numero di partite, dove invece ricorrere a gare ad eliminazione diretta, si costituirono due gironi da quattro squadre e le vincitrici andarono direttamente in finale. Parteciparono per la prima volta Haiti, Australia, Germania Est e lo sorprendente Zaire. La sorte volle che nel primo turno si svolse il celebre derby internazionale tra Germania Occidentale e Germania Orientale, vinto sorprendentemente dai cugini poveri della DDR. Fu anche il mondiale della disperazione di Joseph Ilunga che andò a calciare la famosa punizione al contrario sotto l’ilarità del mondo intero che ancora non conosceva le minacce del dittatore Mobutu, fu il mondiale della meravigliosa Olanda che mise in scena un nuovo modo di giocare al calcio, chiamato “Calcio Totale”, senza ruoli e dove tutti sapevano giocare in tutte le zone del campo senza distinzione, fu un ottimo mondiale per la Polonia che giunse terza, ma il vero protagonista fu il Kaiser Franz Beckenbauer che condusse la Mannschaft alla vittoria finale.
ARGENTINA 1974
Dopo essersi presa un’edizione di pausa, nel 1970 eliminata dal Perù, l’Argentina tornò al mondiale, dopo aver vinto il gruppo 11 di qualificazione. Abbinata a Bolivia e Paraguay non fece assolutamente fatica a raggiungere la qualificazione, vinse entrambi gli incontri contro la Bolivia, 4 a 0 a Buenos Aires e 1 a 0 in trasferta a La Paz. Contro il Paraguay, l’albiceleste pareggiò per 1 a 1 ad Asunciòn e vinse 3 a 1 a domicilio conquistando sette punti degli otto disponibili. In Germania fu inserita nel gruppo eliminatorio numero 4 con Italia, Polonia e Haiti, esordì il 15 giugno al Neckarstadion di Stoccarda dove perse per 3 a 2 al cospetto della Polonia, quella che sarà una piacevole sorpresa del mondiale. Dopo essere andata in svantaggio di due reti, la squadra argentina cercò di reagire, ma di fronte al talento dell’ariete polacco Grzegorz Lato dovette alzare bandiera bianca. Nella seconda gara pochi giorni più tardi al Neckarstadion è di scena l’Italia, una squadra lontana fotocopia di quella vista quattro anni prima a Città del Messico, l’Argentina e Italia non fecero vedere le loro migliori qualità e si accontentarono di un pareggio per 1 a 1, alla rete di Housman, rispose un autorete del sudamericano Perfumo. Il 23 giugno la qualificazione era ancora in discussione, contro Haiti era necessario vincere per evitare brutte sorprese dell’Italia contro la Polonia. L’avversario dell’Argentina all'Olympiastadion di Monaco non è certo trascendentale, gli argentini hanno vita facile vincendo con un secco 4 a 1 assicurandosi il passaggio del turno per differenza reti di un gol rispetto agli azzurri. Nel secondo turno inserita nel gruppo A deve fare subito i conti con una splendida Olanda che non ha pietà a sommergere con un pesante 4 a 0 i rivali argentini. Anche contro il Brasile l’albiceleste figura solo come comparsa incassando una sconfitta per 2 a 1, a rendere meno amara la sconfitta nel derby sudamericano la rete del pareggio argentino di Miguel Angel Brindisi. Oramai fuori dai giochi il 3 luglio affronta a Gelsenkirchen la Germania Est con la quale a fatica pareggia per 1 a 1. Il ritorno a casa è pieno di rimpianti, ora bisogna lavorare per preparare al meglio il prossimo mondiale davanti al proprio pubblico.
AUSTRALIA 1974
La prima partecipazione ad un mondiale di calcio per l’Australia fu il frutto di un lungo cammino di qualificazione, inserita nel gruppo 2 Asiatico-
BRASILE 1974
Dal Brasile campione in carica ti aspetti sempre grandi cose, ma l’assenza di campioni come Pelè e Tostao incisero fortemente sulle prestazioni dei verdeoro, i superstiti Rivelino e Jairzinho non furono all’altezza di dare un concreto contributo alla squadra che, giunse al mondiale tedesco in qualità di campione del mondo uscente, senza giocare partite di qualificazione ma solo amichevoli tra cui una con l’Italia il 9 giugno del 1973 persa per 2 a 0. Inserita nel girone 2 con Jugoslavia, Zaire e Scozia, dimostrò fin da subito di non essere all'altezza della situazione pareggiando per 0 a 0 nella gara inaugurale del 13 giugno contro la Jugoslavia. Ancora più deludente fu l’undici sceso in campo il 18 giugno a Francoforte contro la Scozia, che non andò oltre lo sterile 0 a 0. Già subissato dalle critiche della stampa brasiliana i verdeoro riuscirono a vincere solo contro i disperati africani dello Zaire, in quella partita che diverrà famosa per la punizione “al contrario “ dello zairese Ilunga. Il Brasile vinse per 3 a 0 bloccati sul risultato solo dalla disperazione più che dal gioco degli africani, per i verdeoro segnarono Jairzinho, Rivelino e Valdomiro. Quell’unica vittoria fu tuttavia sufficiente per garantire il passaggio del turno ai brasiliani in vantaggio di una rete sugli scozzesi di Ormond. Inseriti nel gruppo A della nuova e curiosa formula del mondiale tedesco, dove solo la prima dei rispettivi gironi sarebbe andata in finale. Il Brasile affrontò nella prima gara di Hannover la Germania Est, vincendo in modo sofferto, 1 a 0 con una rete di Rivelino. Nel secondo match del girone affrontò l’Argentina nella quale si impose per 2 a 1 in quella che rimase l’unica partita convincente del mondiale per i carioca, segnarono Rivelino e Jairzinho per il Brasile e Miguel Angel Brindisi per l’albiceleste. Pessima fu l’ultima gara di Hannover contro l’Olanda che sconfisse i brasiliani per 2 a 0 grazie alle reti di Johan Cruijff e Johannes Neeskens. Terminò qui la corsa al titolo iridato per i campioni del mondo uscenti che si dovettero accontentare del quarto posto perché saranno ancora sconfitti nella finalina di Monaco di Baviera dalla sorprendente Polonia di Grzegorz Lato.
BULGARIA 1974
Diventata ormai un abituè dei mondiali di calcio la Bulgaria anche in questa occasione non riuscì a superare il girone eliminatorio, tornando a casa con il solito pugno di mosche. Giunta alla quarta partecipazione consecutiva, staccò il biglietto per Monaco di Baviera in modo abbastanza agevole, battendo il 18 ottobre del 1972 davanti al proprio pubblico per 3 a 0 l’Irlanda del Nord, il mese seguente in trasferta impose un secco 4 a 0 al Cipro e nella primavera successiva si fece beffa per 2 a 1 del ridimensionato Portogallo. Nelle gare di ritorno, sentendo oramai la qualificazione già in tasca, pareggiò entrambi gli incontri lontano dalle mura amiche con Nord Irlanda e Portogallo, mentre ebbe vita facile nel 2 a 0 casalingo contro Cipro. Al mondiale, tuttavia, la squadra balcanica non fece proprio brutta figura bloccando sul pareggio due eccellenti squadre. Il 15 giugno a Dusseldorf impose lo 0 a 0 alla Svezia e quattro giorni più tardi al Niedersachsenstadion di Hannover impose l'1 a 1 all’Uruguay in una partita più simile ad un incontro di boxe anziché di calcio, la rete per i bulgari fu realizzata dall’attaccante del Lokomotiv Plovdiv Hristo Bonev. Nella terza gara dovette abbassare mestamente il capo a sua maestà Cruijff tanto fu la differenza tecnica in campo tra le due squadre, gli orange vinsero per 4 a 1 non lasciando nemmeno il piacere della rete della bandiera poiché fu un autorete del difensore olandese Ruud Krol.
CILE 1974
LFu ancora la politica a mettersi di mezzo nelle qualificazione della squadra sudamericana. Nella barrage intercontinentale accadde quello che nello sport non dovrebbe mai succedere, la partita più strana del calcio mondiale, una partita senza avversari. Dopo essersi preso una pausa nel mondiale messicano il Cile conquistò il pass per l’Europa, giocando praticamente solo contro il Perù, inserito nel gruppo 3 di qualificazione sudamericana, dove oltre ai peruviani vi era inserito anche il Venezuela, quest’ultimo si ritirò prima dell’inizio dei giochi. La gara di andata contro il Perù venne giocata il 29 aprile del 1973 a Lima, i biancorossi si imposero per 2 a 0 con una doppietta del “El Cholo” Hugo Sotil, nel ritorno a Santiago, il 13 maggio, furono i cileni a vincere la gara con lo stesso risultato di 2 a 0, le reti Crisosto e Haumada, per definire chi sarebbe andato allo spareggio intercontinentale Europa/Sudamerica fu necessario uno spareggio che si giocò in campo neutro, il 5 agosto allo stadio Centenario di Montevideo dove il Cile vinse per 2 a 1 grazie alle reti di Valdes e Farias, dopo stato in svantaggio e aver recuperato il risultato anche grazie ai favori del direttore uruguaiano Josè Da Rosa che non arbitrò in modo equo la gara. Il Cile era guidato dall’allenatore tedesco Rudi Gutendorf , uno dei più longevi in assoluto, che iniziò la propria carriera di allenatore nel 1955 e la terminò nel 2016 all’età di novant’anni, tuttavia, poco prima dell’inizio dei campionati del mondo fu sostituito per volere del regime di Stato da un allenatore autoctono. A sbarrare la strada ai cileni toccò l’Unione Sovietica vincitrice del gruppo 9 di qualificazione europea dove si era sbarazzato di Francie ed Eire. Nella prima gara giocata a Mosca il 26 settembre del 1973, solo dopo pochi giorni dal golpe militare di Pinochet, terminò con uno scialbo 0 a 0. La gara di ritorno avrebbe dovuto disputarsi il 21 novembre allo stadio di Santiago del Cile, ma la squadra sovietica contraria al regime appena insediatosi nel paese andino che rovesciò la presidenza socialista di Allende chiese alla FIFA di giocare in campo neutro, la federazione negò il permesso, dunque i russi si rifiutarono di scendere in campo in Cile. Nacque in quell’occasione la storia della “partita fantasma” dove non si giocò Cile vs Urss in quello stadio che poche settimane prima fu teatro di esecuzioni e persecuzioni contro il regime del dittatore Augusto Pinochet. L’URSS non si presentò, tuttavia, i cileni scesero in campo come “se niente fosse. Dall’alto è arrivato un ordine ben preciso, quello di conquistarsi la qualificazione sul campo. Quello a cui assistono gli spettatori è uno spettacolo surreale. L’arbitro, l’austriaco Erich Linemayr, si presta alla farsa e fischia l’inizio della partita. Sugli spalti dell’Estadio Nacional ci sono 15.000 persone. Il Cile batte il calcio d’inizio e si invola verso la porta avversaria, nella più incredibile e surreale delle azioni mai viste su un campo da calcio. Carlos Caszely, oppositore del regime di Pinochet per cui pagherà a caro prezzo l’opposizione, parte dal centrocampo e si invola verso la porta vuota dove appoggia il pallone al capitano Francisco Valdes, che segna il gol dell’1-
GERMANIA EST 1974
A volte la sorte è davvero beffarda, nessuno mai avrebbe previsto ed immaginato che la Germania Est avrebbe scritto una pagina indelebile della storia del calcio e non solo. La Germania Orientale tuttavia, è sempre stata un eterna incompiuta, “i grandi obiettivi per la DDR saranno quasi sempre "un punto più in là", come scrisse il giornalista Hesse-
GERMANIA OVEST 1974
Il mondiale di Germania 1974, sarà più conosciuto con il nome di "Monaco 1974” per non creare confusione con la vicina sorella ad Est. Il centro nevralgico del mondiale non fu dunque la capitale Bonn ne tantomeno Berlino, fu il capoluogo bavarese di Monaco di Baviera dove due anni prima si erano svolte le tragiche Olimpiadi dell’attentato terrosistico di “Settembre nero” dove assasinarono undici membri della delegazione olimpica israeliana . La nazionale tedesca fresca campione d’Europa laureata due anni prima in Belgio non giocò alcuna partita di qualificazione se non sedici partite amichevoli di preparazione tra cui una contro l’Italia pareggiata 0 a 0 all’Olimpico di Roma. Inserita nel girone A del “Fußball-
HAITI 1974
Il merito della qualificazione di Haiti al mondiale tedesco è tutto di un italiano, Ettore Trevisan un triestino che al tempo collaborava con il settore tecnico della nazionale italiana, allenatore di Bastia e selezione della Corsica, fu mandato nell’isola caraibica per la sua ottica conoscenza della lingua francese. Nel 1973 diventò commissario tecnico della Nazionale di calcio di Haiti, su richiesta della federazione locale e tramite un rapporto di collaborazione con il Ministero degli Esteri. Con i caraibici ottenne la prima ed unica qualificazione ai Mondiali, vincendo il Campionato CONCACAF che a quel tempo, aveva funzione di girone di qualificazione. Il torneo si giocò interamente a Port au Prince e tutte le partite si svolsero nello stadio Silvio Cator, ex atleta di salto in alto e sindaco della capitale haitiana. Alla fase finale CONCACAF parteciparono sei squadre, Haiti vinse contro Honduras, Antille Olandesi, Trinidad Tobago e Guatemala, l’unica sconfitta per 1 a 0 contro il Messico fu ininfluente poiché la squadra caraibica era già matematicamente qualificata. La gran festa fu tuttavia rovinata dall’allontanamento dell’allenatore italiano dalla nazionale, a causa del movimento culturale la “Negritudine” che promuoveva la cultura creola nei paesi di lingua francofona con atteggiamenti di razzismo verso i bianchi. Tale movimento era fortemente appoggiato dal dittatore Baby Doc, figlio dello spietato François Duvalier alias Papà Doc fondatore delle brigate Tonton Macoutes simili alle camicie nera mussoliniane a cui si ispirava, Trevisan capì che per la sua incolumità e della famiglia era meglio rientrare in Italia, la guida della nazionale fu affidata all’haitiano Antoine Tassy. Inserita nel proibitivo gruppo 4 con Argentina, Polonia e Italia, la nazionale haitiana perse tutte le partite, riuscendo tuttavia a segnare due reti con il suo giocatore di maggior talento Emmanuel Sanon. Il destino volle che sia stata proprio l’Italia dell’ex tecnico Trevisan a tenere a battesimo i rossoneri di Hispaniola i quali passarono sorprendentemente in vantaggio con il sopracitato Sanon che mise termine al record di imbattibilità di Dino Zoff fino ad allora imbattuto per 1142 minuti. Nella seconda partita i centroamericani subirono un pesante 7 a 0 da quella Polonia che sarà una delle sorprese del mondiale tedesco. Anche contro l’Argentina, Haiti subì una sonora sconfitta per 4 a 1 ma riuscì ancora una volta a registrare il nome del proprio attaccante Emmanuel Sanon nel cartellino dei marcatori. Certamente Haiti non poteva fare di più al torneo iridato, rimase la soddisfazione di essere usciti di scena al primo turno assieme ai tanto odiati italiani.
ITALIA 1974
Sono passati solo quattro anni dallo splendido Mondiale di Città del Messico, ma la squadra di Monaco è un flebile ricordo di quella del 1970. Gli interpreti sono all’incirca gli stessi sempre guidati dall’inossidabile Ferruccio Valcareggi, tuttavia, le attese per fare un ottimo torneo vi erano tutte, all’ombra della brillante qualificazione al torneo iridato, acquisita senza subire nemmeno un goal. Gli azzurri iniziarono il loro cammino il 7 ottobre del 1972 a Città del Lussemburgo dove imposero un perentorio 4 a 0 ai ducali. Pochi giorni più tardi pareggiarono a Berna per 0 a 0 contro la Svizzera. All’inizio del nuovo anno, al San Paolo di Napoli, l’Italia ottenne un nuovo pareggio a reti inviolate contro la Turchia, nel febbraio successivo si impose per 1 a 0 ad Istanbul. Il camino degli italiani proseguì con un largo 5 a 0 contro il Lussemburgo a Marassi e il 2 a 0 di Roma contro la Svizzera. Al Mondiale tedesco l’Italia fu inserita nel gruppo 4 con Polonia, Argentina e gli esordienti di Haiti che, si qualificarono al Mondiale grazie all’impresa del tecnico italiano Ettore Trevisan. L’esordio avvenne il 15 giugno del 1974 all’Olympiastadion di Monaco contro i caraibici che, sorprendentemente passarono in vantaggio con Emmanuel Sanon, il quale mise fine al record di imbattibilità dell’estremo difensore italiano Dino Zoff di 1142 minuti, L’Italia riuscì a pareggiare con Gianni Rivera, ma fu solo grazie ad un autorete degli haitiani che portò a casa l’intera posta. La brutta e disorganizzata Italia vista contro Haiti si rivide quattro giorni più tardi contro l’Argentina, anche in questa occasione furono gli avversari a passare in vantaggio con Houseman e fu un'altra autorete del difensore platense Perfumo a concedere il pareggio agli azzurri. L’ultima partita del girone del 23 giugno al Neckarstadion di Stoccarda contro la Polonia doveva essere solo una passeggiata, ad entrambe le squadre sarebbe bastato un pareggio per passare il turno, c’è chi allora sospettò alcune combine tra le due federazioni , ma in campo le cose andarono diversamente e la convincente Polonia mandò a casa l’Italia molto in anticipo del previsto. La Polonia che stese l’Italia per 2 a 1 era quella meravigliosa squadra che mise in luce un gioco nuovo, molto simile al calcio totale dell’Olanda di Cruijff, passata in vantaggio con Szarmach e Deyna vinse per 2 a 1, gli azzurri riuscirono ad accorciare le distanze solo all’85° minuto con una rete di Fabio Capello.
JUGOSLAVIA 1974
La Jugoslavia fu l’ultima squadra a qualificarsi al torneo di Monaco, mancava dalla massima manifestazione calcistica dal 1962 in Cile. Il viaggio dei plavi non fu così agevole, per giungere in Germania dovettero disputare uno spareggio contro la Spagna poiché giunse al termine del round robin di qualificazione con lo stesso punteggio e la stessa differenza reti degli iberici. Inserita nel gruppo 7 di qualificazione, pareggiò la prima gara per 2 a 2 contro la Spagna nell’insolita cornice di Las Palmas. A Belgrado vinse faticosamente 1 a 0 contro una coriacea Grecia, nelle gare di ritorno rimediarono un altro pareggio per 0 a 0 contro la Spagna a Zagabria che, costringeva la Jugoslavia ad ottenere una larga vittoria per 4 a 2 con la Grecia. Lo spareggio fu giocato pochi giorni prima dei sorteggi mondiali a Francoforte sul Meno, dove la Jugoslavia si impose per 1 a 0 con la rete del bosniaco Josip Katalinski allo scadere del primo tempo. Al Mondiale la Jugoslavia fu inserita in un girone abbastanza agevole, con un Brasile evanescente privo di Pelè, una Scozia incoerente e l’inesperto Zaire. La Jugoslavia nella partita di apertura della kermesse mondiale affrontò il Brasile al Waldstadion di Francoforte, la gara si concluse con uno sterile 0 a 0, i plavi misero in luce la loro vena realizzativa nella seconda gara del girone contro lo Zaire, vinsero per 9 a 0 e le reti furono realizzate da: una tripletta di Bajevic e un gol a testa di Dzaijc, Surjak, Katalinski, Bogicevic, Oblak e Petkovic, in questa occasione la nazionale balcanica realizzò il proprio record della vittoria più larga mai ottenuta. Nell’ultima gara del gruppo 3 contro la Scozia pareggiò 1 a 1 con una rete di Karasi all’81° minuto recuperata dallo scozzese Joe Jordan ad un minuto dal fischio finale. Brasile, Scozia e Jugoslavia arrivarono tutte prime con lo stesso punteggio a determinare il passaggio del turno fu la differenza reti a danno della Scozia. Nel girone finale la Jugoslavia perse tutte le partite, 3 a 0 contro i padroni di casa della Germania Ovest, 2 a 1 contro la Polonia la cui rete slava fu realizzata da Karasi, e 2 a 1 con la Svezia rete della bandiera plava di Ivica Surijak che, qualche anno più tardi verrà in Italia a giocare nell’Udinese. Partiti con migliori aspettative i plavi subirono tre rovinose sconfitte che ridimensionarono le aspettative della squadra balcanica, i bene informati attribuiscono tale debacle ai dissidi interni tra i vari gruppi etnici che iniziarono a manifestare le prime insofferenze all’interno dell’eterogeneo gruppo slavo.
OLANDA 1974
Di tutte era la più bella, uscita dal cilindro di un esperto mago, la squadra olandese mise in luce un gioco nuovo e innovativo, guidata da due grandi interpreti; dalla panchina il mago Marinus Jacobus Hendricus Michels e in campo dal brutto anatroccolo Johan Cruijff che, nel giro di pochi anni diverrà uno splendido cigno reale, i due cambiarono il gioco del calcio. L’allenatore Michels e i suoi interpreti furono gli attori protagonisti del nuovo scenario del calcio mondiale, nel 1974 nacque il “totaalvoetbal”, il calcio totale, un gioco mai visto prima, << la rivoluzione arriva dall’anarchia dei ruoli, le posizioni sono intercambiabili, la ricerca dell’attacco è assoluta. I difensori che diventano centrocampisti o ali, un attaccante come Cruijff che può muoversi come centravanti o regista, realizzatore o suggeritore. Poi il fuorigioco: una maniera di difendersi che stupisce e sorprende. Una squadra intera che corre in avanti per lasciarsi alle spalle gli avversari>> . Gli interpreti in campo sono: Jongbloed; Suurbier, Rijsbergen, Haan, Krol; Jansen, Neeskens, van Hanegem; Rep, Rensenbrink, Cruijff, una formazione di nomi che a ripeterla era come snocciolare un rosario , una formazione talmente forte è innovativa che venne soprannominata “Arancia Meccanica” . L’avventura olandese al Mondiale iniziò il primo novembre del 1972 con un roboante 9 a 0 inflitto alla Norvegia con una tripletta di Neeskens una doppietta di Cruijff e Brokamp e una rete a testa dei rispettivi Den Jong e Keizer. Il 19 novembre ad Anversa impattarono 0 a 0 contro il Belgio nel derby del Benelux, in estate i leoni d’Orange ebbero ragione dell’Islanda per 5 a 0, il ritorno di questa gara si sarebbe dovuto giocare in Islanda, ma per motivi organizzativi le due nazionali si accordarono di giocare a Deventer in Olanda. Gli Orange vinsero per 8 a 1 ciò che fù più un incontro di allenamento anziché di qualificazione mondiale. Ad Oslo l’Olanda si impose per 2 a 1 sulla Norvegia ma, la partita che fece parlare di se fu il derby di ritorno del 17 novembre 1973 ad Amsterdam terminato con il consueto 0 a 0 favorevole agli Orange, tuttavia, al Belgio fu annullato un gol regolarissimo Si arriva così ad un minuto dal termine. Da una punizione per il Belgio dalla sinistra, sulla trequarti. Van Himst, con l’esterno del piede, calcia una sontuosa parabola che supera tutta la difesa olandese e arriva sul secondo palo, dove il centrocampista Jan Verheyen arriva con grande tempismo al volo mette la palla alle spalle dell’immobile Scrjivers. Lo stadio Olimpico di Amsterdam e i suoi 53.000 supporters sono ammutoliti. L’arbitro, il sovietico Pavel Kazakov, sta per indicare il centrocampo e convalidare il gol quando dalla parte opposta vede il guardalinee con la bandierina alzata. Segnala chiaramente un fuorigioco di Verheyen. La rete viene annullata. Il Belgio è fuori dai Mondiali. Senza mai perdere e senza subire neppure un gol nelle qualificazioni. Non era mai successo. Il gol di Verheyen quel giorno di novembre era regolare ben tre, giocatori olandesi lo tenevano in gioco … Ai Mondiali l?olanda fu inserita nel gruppo 3, nella gara iniziale gli Orange vinsero 2-
Gelsenkirchen l’Argentina che venne strapazzata per 4 a 0 da una doppietta di Johan Cruijff, da una rete di Ruud Krool e una del solito Johnny Rep. L’Olanda poi regolò la Germania Est per 2-
POLONIA 1974
Se l’Olanda era la più bella la Polonia era sua sorella, una squadra meravigliosa magistralmente diretta dal tecnico Kazimierz Gorsky con interpreti fenomenali, su tutti Gregorz Lato, Jan Tomaszewski, Władysław Żmuda, Kazimierz Deyna, Andrzej Szarmach, Jan Domarski e Robert Gadocha, il tecnico ucraino riuscì a far coesistere il rigore difensivo e la fantasia offensiva raggiungendo un compromesso sottile ma di successo tra modernità e tradizione, dove ogni ruolo nel team era completamente definito. Il tutto condito con una condizione atletica straripante e da uno spirito di gruppo invidiabile . La leggenda della grande Polonia iniziò il 17 ottobre del 1973 a Wembley davanti a 100.000 inferociti spettatori che, altro non aspettavano di staccare il pass per Monaco di Baviera. Fu in quella gara che il grande Jan Tomaszewski salì alla ribalta nella storia del calcio, parando l’impossibile e negando all’Inghilterra di accedere alla fase finale dei Mondiali, il tutto con una mano fratturata. In quell’occasione la partita terminò 1 a 1 ma in campo si vide una squadra stellare che in futuro avrebbe fatto parlare di se. Quella sera a Londra in campo vi erano molti artefici della medaglia d’oro di Monaco, vinta l’anno precedente a spese dell’Ungheria. La Polonia fu inserita nel gruppo 5 di qualificazione UEFA, dove oltre all’Inghilterra vi era il Galles. Nella prima gara del Round Robin la Polonia venne sconfitta per 2 a 0 a Cardiff dai Dragoni rossi, nella gara interna di Chorzow contro i maestri d’Albione ottenne una sorprendente vittoria per 2 a 0 grazie alle reti di Banas e Lubanski che, in quella gara subì la frattura della gamba destra per uno sciagurato intervento in scivolata di Mc Farland. Nella gara di ritorno a Chorzow, i Bialo-
SCOZIA 1974
Dopo sedici anni di assenza la Scozia ritorna al campionato del mondo. In questa occasione si presenta come una protagonista, in rosa figurano campioni come Dalglish, Bremner, Law, Lorimer e Jordan.La Scozia è inserita nell’ottavo gruppo europeo, in compagnia di Danimarca e Cecoslovacchia, vince tre partite su quattro. L’unica sconfitta viene per mano della Cecoslovacchia che si impone per 1 a 0 sul campo di Bratislava, difronte ad una Scozia libera da pensieri in quanto già qualificata. Due sono le vittorie contro la Danimarca 4 a 1 a Copenaghen e 2 a 0 a Glasgow. Contro i boemi vittoria all’Hampden Park per 2 a 1 e sconfitta in trasferta come ho già citato. In Germania viene inserita nel rocambolesco gruppo 2 con Zaire, Jugoslavia e Brasile. Il 14 giugno al Westfalenstadion di Dortmund I Tartans tennero a battesimo lo Zaire di Kazadi, contro i quali vinsero per 2 a 0 fu una partita molto fisica in cui i britannici fecero fatica a contenere la velocità degli africani. Altezzosi non solo nel gioco ma anche nelle espressioni poco gradevoli gli scozzesi si imposero grazie alle reti di Peter Lorimer e Joe Jordan. Quattro giorni più tardi a Francoforte, Scozia e Brasile diedero vita ad uno scialbo 0 a 0 messo in scena da due squadre sicure del passaggio al turno successivo, ignare di quello che stava succedendo tra Jugoslavia e Zaire. Nella terza ed ultima gara del girone contro i plavi le due squadre non andarono oltre il pareggio per 1 a 1, acciuffato all’ultimo minuto dallo squalo Jordan. Jugoslavia, Brasile e Scozia sono tutte prime con 4 punti a fare la differenza fu la “differenza” reti che volse a favore di brasiliani e slavi. Con l’amaro in bocca la Scozia tornò a casa con il cruccio di aver sottovalutato gli avversari e anteposto l’arroganza di chi si crede più forte.
SVEZIA 1974
Il cammino di qualificazione della Svezia, fu un vero calvario, inserita in un gruppo di qualificazione a quattro squadre, di cui ben tre arrivarono prime con gli stessi punti, a decidere la qualificazione fu la differenza reti ed uno spareggio. Nella prima gara il 25 maggio del 1972, la nazionale scandinava pareggiò a domicilio per 0 a 0 contro l’Ungheria. Il mese successivo venne sconfitta dall’Austria per 2 a 0 al Prater di Vienna, agevole fu la vittoria per 7 a 0 con Maltaall’Ullevi Park di Goteborg. Nella primavera dell’anno successivo le qualificazioni ripresero con la vittoria interna degli scandinavi ai danni dell’Austria per 3 a 2, seguì a giugno un rocambolesco pareggio per 3 a 3 contro l’Ungheria, a chiudere il gruppo la vittoriosa trasfertanel Mediterraneo per 2 a 1 contro Malta.Al termine la classifica pronunciava Svezia, Austria e Ungheria prime a otto punti, scandinavi e austriaci addirittura con la stessa differenza reti. A decidere chi avrebbe staccato il biglietto per Monaco di Baviera sarà lo spareggio di Gelsenkirchen tra Svezia e Austria. In questa occasione gli scandinavi si imposero per 2 a 1 in una partita giocata in un clima glaciale, su di un campo innevato, gli austriaci in completo interamente bianco si mimetizzavano con il terreno di gioco facendo apparire la Svezia l’unica squadra in campo, la quale vinse grazie ad un rigore a dir poco assurdo assegnato dall’indecifrabile arbitro tedesco Rudolf Glöckner. Il cammino svedese ai mondiali iniziò con due pareggi a reti bianche, il 15 giugno a Düsseldorf contro la Bulgaria e il 19 giugno a Dortmund contro i ben più quotati olandesi. La vittoria decisiva che consentì agli svedesi il passaggio del turno avvenne tre giorni più tardi contro l’Uruguay grazie ad una doppietta di Ralf Edstrom attaccante in forza al PSV Eindhoven e una rete di Roland Sandberg del Kaiserslautern. Nella fase successiva la Svezia fu inserita nel gruppo B.Nella prima partita del round robin fu sconfitta per 1 a 0 dalla Polonia e nella seconda per 4 a 2 dalla Germania Ovest, a salvare l’onore degli svedesi fu la vittoria per 2 a 1 con le reti del solito Edstrom e del bavarese Conny Torstensson, sulla demotivata Jugoslavia.
URUGUAY 1974
La qualificazione al mondiale tedesco per l’Uruguay doveva essere poco più di una passeggiata che invece si rivelò un cammino pieno di insidie. Inserita nel primo girone sudamericano con Colombia ed Ecuadornella prima trasferta del 24 giugno 1973 si accorse fin da subito che il proprio cammino non sarebbe stato così facile, a Bogotà l’Uruguay riuscì ad ottenere solo un misero pareggio a reti bianche contro la Colombia. Il 1° luglio in quel di Quito le cose andarono meglio, la Celeste vinse per 2 a 1 contro un inconsistente Ecuador. Le cose si complicarono tremendamente quattro giorni più tardi quando l’Uruguay venne sconfitto al Monumental per 1 a 0 dalla Colombia. La partita con l’Ecuador diveniva fondamentale e pertanto anche il numero delle reti segnate. I Condor abbassarono la testa e in quell’occasione si trasformarono in passerotti che, vennero travolti da un convenevole 4 a 0 in favore dei platensi. Giunti a pari punti con la Colombia, l’Uruguay passo il turno solo grazie ai gol di scarto +3 sui rivali cafeteros. Compassionevole fu l’esperienza degli Orientales in Europa, inseriti nel gruppo 3 arrivarono ultimi con un solo punto addirittura dietro l’indefinibile Bulgaria, con la quale raccolse l’unico punto del mondiale, pareggiando 1 a 1 il 19 giugno ad Hannover con una rete di Ricardo Pavoni all’87° minuto che rispose a quella del bulgaro Bonev. Le altre gare furono due brutte sconfitte, la prima contro l’Olanda per 2 a 0 e la seconda contro la Svezia con un secco 3 a 0. Mai ai mondiali ci fu una “Celeste” così brutta, indice di una crisi di talenti che si rileverà negli anni futuri.
ZAIRE 1974
Prima di parlare delle imprese calcistiche dello Zaire è bene fare un breve quadro storico-