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La guerra tiepida -
Testo di Fiore Massimo
Narrare le gesta sportive di Jugoslavia e Unione Sovietica non è come narrare le imprese di due semplici nazionali, le due squadre rappresentanti di un calcio d'elite continentale, si sono sfidate non solo per il primato sportivo ma per dimostrare la loro supremazia tra due culture e filosofie di vita contrapposte all'interno del grigio mondo socialista. Gli incontri tra le due nazionali sono considerati una specie di derby tra gli slavi del nord la Russia, e gli slavi del sud la Jugoslavia, tuttavia, l’interesse non si limita ad un mero confronto tra due Stati legati da effimeri e discutibili affinità etniche. Il confronto tra Jugoslavia e Unione Sovietica fu molto di più, fu un parallelo tra due regimi politici, fratelli ma allo stesso tempo antitetici, un confronto tra due filosofie di vita contrapposte, da una parte un socialismo liberale, dall'altra un bieco comunismo accentratore, fu un confronto tra uomini di potere, di irremovibili nomenclature al limite del grottesco che, in entrambi i casi porteranno i due paesi ad una tragica fine.
La questione che rese così interessante l’incontro tra questi due Stati vide la luce il 6 giugno del 1948, quando la Jugoslavia, stato socialista legato al patto di Varsavia, venne espulso dal Cominform (Ufficio d’informazione dei paesi comunisti). Lo stato balcanico frammentato dall’odio etnico delle variopinte popolazioni era tenuto insieme dalla politica accentratrice di Josif Broz Tito, padre padrone della Jugoslavia. Lo stesso accade per l’Unione Sovietica un puzzle enorme di popoli e nazioni che, costituita nel 1922 era tenuta assieme dal potere di uomini forti in particolare, prima quello di Stalin e successivamente quello di Leonid Breznev, fino al 1991 anno della sua dissoluzione. La Jugoslavia, unico paese a liberarsi dal nazismo senza l’aiuto di altri eserciti, pretese all’interno del patto di Varsavia una maggiore autonomia politica e sociale rispetto alle altre nazioni del blocco comunista, l'origine del conflitto fu il rifiuto di Tito di sottomettersi alle interpretazioni e visioni della politica di Stalin, per far diventare la Jugoslavia uno stato satellite di Mosca, dura fu l’opposizione del Maresciallo. La Jugoslavia grazie a questa posizione di neutralità approfittò della buona disposizione anglo-
Passarono quattro anni prima che le due nazionali si incontrassero nuovamente, ancora alle Olimpiadi, questa volta di Melbourne in Australia. Nel frattempo con la morte di Stalin la tensione tra i due stati iniziò ad allentarsi grazie all’intervento del nuovo Soviet Nikita Kruscev che, nel 1956 ristabilì le buone relazioni con lo stato balcanico. Al Cricket Ground di Melbourne, l’8 dicembre del 1956, Jugoslavia e Unione Sovietica si incontrarono in finale per l’assegnazione dell’oro olimpico. I giocatori della CCCP questa volta ebbero la meglio sui plavi vincendo per 1 a 0, la rete della vittoria fu di Anatoly Ilyin alfiere dello Spartak Mosca. I sovietici si aggiudicarono l'edizione olimpica del 1956 con parecchie difficoltà, per avere la meglio sull'Indonesia furono necessari due incontri, nel primo pareggiarono 0 a 0, nel secondo ebbero ragione degli asiatici con un roboante 4 a 0, in semifinale l'avversaria fu la Bulgaria che diede parecchio filo da torcere ai russi i quali si imposero per 2 a 1 dopo i tempi supplementari. Per la cronaca durante il torneo olimpico l’U.R.S.S. dovette affrontare un insolito avversario per quei tempi, la “Deutsche Einheit Mannschaft" Squadra Unificata Tedesca contro la quale vinse per 2 a 1. L'Unione Sovietica conquistò un torneo olimpico di basso livello, è da ricordare che in questa competizione mancava la forte Ungheria, campione in carica, invasa pochi giorni prima della finale dalle truppe dell'Armata Rossa, a detta di ciò è da ricordare in quella strana olimpiade, l’incontro di pallanuoto tra russi e ungheresi che passò alla storia come il “Bagno di sangue di Melbourne”.
E’ un'altra finale quella del 10 luglio 1960 al Parco dei Principi di Parigi, U.R.S.S. e Jugoslavia sono gli attori protagonisti della prima edizione della Coppa Delaunay meglio nota come Campionato Europeo per Nazioni. L’Unione Sovietica ebbe la meglio vincendo per 2 a 1 dopo i tempi supplementari, alla fine della prima parte di gara la Jugoslavia scese negli spogliatoi in vantaggio di una rete siglata dal serbo Galic, bastarono una manciata di secondi nella ripresa, all’Unione Sovietica per raggiungere il pareggio con il georgiano Aleksander Metreveli, la partita poi, si trascinò stancamente fino al novantesimo, ai supplementari sarà Vladimirovic Ponedel’nik a siglare la rete della vittoria per i rossi di Mosca. In quell’edizione dopo aver eliminato l’Ungheria agli ottavi di finale, vinse, a tavolino, entrambi gli incontri con la Spagna, poiché quest’ultima, allora governata dal Caudillo Francisco Franco, si rifiutò di scendere in campo in terra russa per accese ostilità verso il paese sovietico. La partita contro la Cecoslovacchia fu poco più di una formalità che i russi archiviarono con un secco 3 a 0. Più impegnativo fu il cammino degli slavi verso la finale, nel primo turno ebbero ragione della Bulgaria, nel secondo del Portogallo, e in semifinale eliminarono i padroni di casa della Francia con un roboante 5 a 4.
Le partite tra Unione Sovietica e Jugoslavia non sono mai state gare banali almeno fino al 1962, quando le due compagini si ritrovarono nello stesso girone al mondiale cileno, inserite nel gruppo 1 con Uruguay e Colombia, entrambe passarono il turno, le due squadre si incrociarono il 31 maggio allo stadio Carlos Dittborn di Arica nell’estremo nord della costiera cilena, dove i sovietici ebbero per l’ennesima volta ragione dei cugini slavi per 2 a 0, grazie alle reti di Ivanov e Ponedel’nik ma un ringraziamento va anche all’insuperabile Lev Yashin che con i suoi miracoli chiuse più volte la porta agli attaccanti dinarici. La Jugoslavia, tuttavia, fece meritatamente più strada dei russi nel torneo iridato i quali, si fermarono ai quarti di finale per mano del Cile, mentre i plavi giunsero fino alla finale per il terzo posto persa proprio contro i padroni di casa di Santiago, dopo aver eliminato ai quarti la Germania Ovest e aver ceduto il passo solo alla Cecoslovacchia finalista.
Tra il 1964 e il 1970 Jugoslavia e Unione Sovietica disputarono solo delle amichevoli con lo scopo di ammorbidire i sempre delicati equilibri tra i due paesi, il 22 novembre del 1964 per la prima volta l’U.R.S.S. mise piede in terra balcanica, a Belgrado nello stadio Marakana, di fronte a 30.000 spettatori, le due nazionali si accontentarono di un misurato 1 a 1 con le reti di Serebrianykov per i rossi e Zambata per i blu. Nove mesi più tardi, il 4 settembre del 1965, saranno i plavi a far visita ai sovietici al Lenin Stadium di Mosca dove daranno vita ad uno scialbo 0 a 0. Il 18 settembre del 1966 è ancora la Jugoslavia ad ospitare i cugini sovietici, questa volta però in casa del Partizan di Belgrado al JNA (Jugoslovenske Narodne Armije-
Passarono altri due anni prima che le squadre si incontrassero nuovamente, quella del 17 aprile 1974, fu un'amichevole giocata in sordina da due squadre quasi sperimentali, il palcoscenico fu lo stadio Bilino Polje di Zenica in Bosnia Erzegovina e anche in questa occasione l’Unione sovietica si impose per 1 a 0 con la rete del georgiano David Kipiani. Più interessante fu la sfida del 23 marzo 1977 al Jugoslovenske Narodne Armije-
L’1 a 0 di Belgrado del 29 agosto del 1987 sembra invece un epitaffio anziché di una partita di calcio, l’Unione Sovietica vinse 1 a 0 il suo undicesimo e conclusivo incontro contro la Jugoslavia, a siglare l’ultima rete di una contesa che passerà alla storia del calcio mondiale fu Igor Dobrovolskiy, una partita tra due squadre che di li a pochi anni si dissolveranno in cenere, le gesta rimarranno solo nella memoria degli appassionati del “Futbol'nyy” d’oltre cortina. Due squadre che, sicuramente hanno colto meno di quello che meritavano, dell’ultimo incontro non rimase un ricordo indelebile nessuno avrebbe immaginato che di li a poco i due Stati si sarebbero disgregati nel paranoico predominio nazionalista e sciovinistico. L’Unione Sovietica scese in campo per l’ultima volta il 13 novembre 1991 a Larnaca contro Cipro, in quella partita in cui vestia un anonimo completo rosso senza la scritta CCCP, era una gara ufficiale per le qualificazioni ad Euro 1992, dove partecipo con l’acronimo C.S.I. (Comunità degli Stati Indipendenti) vinse 3 a 0 e l’ultima rete dell’Armata Rossa fu realizzata dal fuggitivo Andrey Kanchelskis già attaccante del Manchester United. La Jugoslavia invece, disputò la sua ultima gara il 25 marzo 1992 al “De Meer” di Amsterdam contro l’Olanda che vinse per 2 a 0, con questa partita si scrisse la parola fine su quello che fu e quello che rimase del “Brasile d’Europa” dilaniato da una inutile e forse inevitabile guerra civile con il rimpianto se … … quel rigore di Faruk Hadžibegić ad Italia ‘90 fosse entrato può darsi che saremo qui a scrivere un'altra storia.